lunedì 30 marzo 2015

3 Contratto e contrattazione. La libertà nei luoghi di lavoro

L'attribuzione di poteri manageriali al dirigente scolastico non può essere considerata come la trasformazione estensiva di un ruolo professionale. Essa costituisce l'architrave di una regressione autoritaria che va ad intaccare gli istituti centrali della contrattazione. Non è infatti casuale che la parte riguardante la “valorizzazione del merito del personale docente” (art.16) non preveda alcun riferimento ad un testo contrattuale. Anzi è il dirigente, insieme ad un nucleo di valutazione da lui stesso nominato ad assegnare annualmente la somma del merito ai singoli docenti. Si dice solo che i criteri di attribuzione di 200 milioni a decorrere dal 2016 riguarderanno la qualità dell'insegnamento, il rendimento scolastico degli alunni e degli studenti, la progettualità nelle metodologie utilizzate, le innovazioni apportate nel miglioramento complessivo della scuola. Si tratta di enunciati privi di reale contenuto applicativo. Tutti tranne uno, quello del rendimento scolastico, assunto quale reale parametro di valutazione, indipendentemente dal contesto sociale, culturale ed economico di riferimento. Il contratto si configura qui come un elemento residuale: il “merito” è l'espediente ideologico per affermare una visione autoritaria e sostituisce la valorizzazione della professionalità attraverso criteri contenuti nel contratto, escludendo l'intervento della rappresentanza sindacale sulla condizione di lavoro. Il nodo della questione è questo. Si può decontrattualizzare il lavoro in due modi: o annullando il contratto, o svuotandolo di contenuti. Il disegno di legge sceglie questa seconda e anche se richiama la necessità di un nuovo contratto nazionale entro 6 mesi dall'entrata in vigore della legge (art.22), avanza un modello contrattuale che cessa di essere una autorità salariale, quale meccanismo di regolazione dei percorsi professionali e dei percorsi retributivi. Inoltre, l'approvazione della legge abroga “ogni disposizione contrattuale precedente” e dunque il contratto scaduto nel 2009 (ancora in vigore non essendo stato sostituito con un nuovo testo contrattuale). Il contratto deve essere rinnovato e rafforzato per recepire le trasformazioni che hanno investito la prestazione di lavoro nei processi educativi. Rimane, per utilizzare le parole di Gino Giugni, la Carta Costituzionale di quanti operano nei luoghi di lavoro.
La battaglia per dare valore al contratto è sempre una lotta di libertà delle persone che lavorano.


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