Restituire la soggettività

Rise Up è un sito online che si propone come laboratorio di discussione intorno alle prospettive dell'istruzione pubblica. L’intento è di “rovesciare” un modello comunicativo, che prevede l'adesione alle proposte o il loro rifiuto e che relega le lavoratrici e i lavoratori della scuola a un ruolo di pubblico passivo, chiamato a esibire entusiasmo o dissenso.

Nelle istituzioni scolastiche si sviluppano pratiche, metodologie, azioni di ricerca e approfondimento, percorsi di sperimentazione che rappresentano il vissuto quotidiano e generano esperienze non solo dal forte valore pedagogico e educativo, ma che costruiscono la precondizione per garantire il successo formativo di tutte le allieve e gli allievi.

E' diffusa da tempo una cultura della cooperazione non solo nell'organizzazione del lavoro ma anche nelle strategie educative. Questa cultura si nutre di confronti, si misura con il pluralismo delle professionalità e delle sensibilità educative e offre, proprio per questo, interventi che in questi anni, nonostante la svalutazione del lavoro nelle scuole e nonostante la riduzione delle risorse disponibili, hanno comunque garantito inclusione, attenzione alle criticità e strategie efficaci d’intervento formativo.
Chiunque intenda avanzare proposte di riforma della scuola non può limitarsi a chiedere adesioni on line; si tratta di una modalità superficiale, finalizzata prevalentemente a raccogliere consensi più che a sviluppare una reale discussione approfondita sul futuro dell'istruzione pubblica.

Rise Up si propone, in quanto laboratorio critico, di raccogliere le prassi, le esperienze, le riflessioni che provengono dal mondo della scuola per portare in superficie il lavoro svolto e la qualità delle prestazioni educative e di lavoro.
Oggi siamo alla presenza di un Piano proposto dal Governo Renzi che, per le questioni che pone, deve essere discusso e dibattuto nei luoghi di lavoro.
Le lavoratrici e i lavoratori da anni garantiscono livelli e offerte formative di qualità, nonostante il loro contratto sia bloccato dal 2009, nonostante la mortificazione della loro professionalità, nonostante la presenza d’interlocutori ministeriali che hanno sempre evitato una visione partecipata delle riforme della scuola.
Nella quotidianità, le istituzioni scolastiche promuovono processi educativi che hanno come obiettivo condiviso quello di “restituire la soggettività”, la costruzione della persona, la sua identità, le sue potenzialità, in un groviglio di vincoli che derivano dalla condizione sociale e culturale, dalla famiglia, da criticità psico-fisiche. In questo contesto, per migliaia di lavoratrici e lavoratori educare significa restituire alle personalità in crescita una soggettività che rischia di essere negata. Un riconoscimento che riguarda i bisogni radicali, quelli che affermano l'identità e chiedono strumenti per una libera progettazione esistenziale.
Allo stesso tempo, riteniamo che oltre agli alunni, la scuola debba dare riconoscimenti anche alle lavoratrici e ai lavoratori che operano nel processo educativo. La scuola deve restituire anche agli insegnanti e al personale tecnico, amministrativo e ausiliario la soggettività di professionisti impegnati nel difficile compito di garantire le condizioni ottimali per un adeguato percorso d’insegnamento e formazione della personalità degli alunni. Sono elementi che indicano la traiettoria di una scuola democratica e partecipata, alternativa a qualsiasi modello di restaurazione aziendalistica dell'istruzione pubblica.

Si tratta di aprire un dibattito collettivo sui fondamenti pedagogici della scuola, sulle criticità, sui modelli organizzativi attraverso i quali conseguire obiettivi educativi, con la consapevolezza che non esiste un “tecnicismo” che può sostituire gli obiettivi dell'intervento educativo.
Dietro una proposta di riorganizzazione dell'istituzione scolastica esiste sempre un’idea di società, quindi di rapporti sociali, di struttura della personalità, di formazione dell'identità.
La scuola non si può esaurire in un aggregato di tecniche. Le tecniche non sono mai neutrali e rispondono, in maniera esplicita o implicita, a una visione sociale.
Il dibattito sugli indirizzi educativi non può essere separato da come viene riconosciuto, valorizzato e retribuito il lavoro. Non può essere separato da quel dispositivo di regolazione della prestazione lavorativa rappresentato dal contratto collettivo nazionale di lavoro. Il contratto nazionale deve essere rinnovato. Il contratto non è un elemento di “rigidità”; è parte di un rilancio complessivo del valore pubblico dell'istruzione.
Finalità educative e contratto di lavoro, pedagogia e modelli organizzativi, sono titoli di una discussione che riteniamo imprescindibile.
E riteniamo fondamentale raccogliere le prassi e le esperienze della scuola a supporto di un’elaborazione complessiva che ha l'ambizione di condizionare le decisioni politiche in materia d’istituzione scolastica.

Il lavoro non è un ricettore passivo, il lavoro è libertà, è soggettività; nel lavoro educativo migliaia di persone fanno scorrere saperi e passioni, generosità e intelligenza.
Il nostro laboratorio si propone di dare visibilità Al lavoro che rifiuta le semplificazioni populistiche, che non ricerca i riflettori ma che garantisce nel vissuto di migliaia di alunne e alunni quell'utopia del quotidiano che chiamiamo istruzione.

Rise up è, nella sua attività di riflessione e documentazione, un’esortazione alle lavoratrici e lavoratori della scuola a riappropriarsi collettivamente di una soggettività libera e critica.

Igor Piotto




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