lunedì 30 marzo 2015

4 Il progetto renziano di distruzione dell'inclusione scolastica

Anziché essere inclusiva, la scuola renziana sembra esser fatta per escludere o, meglio, per cacciare via professionalità e per distruggere la lunga tradizione legata all'integrazione scolastica. L'idea di scuola renziana è coerente con se stessa: non ci si può aspettare che la scuola neoliberista sia particolarmente attenta ai bisogni di chi, in quanto soggetto debole, avrebbe bisogno di maggiori tutele.
Il DDL prevede la stabilizzazione di centomila docenti dal prossimo 1° settembre. Di questi, 8895 costituiscono la terza tranche delle stabilizzazioni previste dal DL104/2013 (decreto Carrozza). Il governo Renzi, quindi, per quanto concerne il sostegno, non pone in essere nessuna nuova assunzione, ma stabilizza una parte di lavoratori come previsto dal piano triennale del precedente esecutivo.
La stabilizzazione viene realizzata ponendo in essere condizioni di lavoro peggiorative per tutti i lavoratori. I neoimmessi in ruolo, anziché scegliere una sede provvisoria, indicheranno l'albo territoriale nel quale esser inseriti e dovranno esser assunti prioritariamente su posti di sostegno. Sarà il dirigente scolastico che deciderà, in modo del tutto discrezionale, quali docenti far lavorare per un triennio nella propria scuola. Tutto questo ovviamente comporterà una forte limitazione della libertà di insegnamento, con ricadute negative dal punto di vista occupazionale e didattico. Se infatti il docente intende superare l'anno di prova (che non è ripetibile ed è valutabile anche tramite ispezioni in classe) e spera poi di venir riconfermato in quella scuola nel triennio successivo, non potrà far altro che uniformare il proprio modo di insegnare alla volontà della dirigenza.
L'incubo della chiamata diretta riguarderà i neoimmessi in ruolo e, con tutta probabilità, i docenti di sostegno della secondaria di secondo grado. Questi ultimi costituiscono la dotazione organica di sostegno (DOS) a disposizione degli Uffici scolastici territoriali. Non avendo una sede di titolarità ed essendo sempre in utilizzo, i DOS rischiano di finire negli albi territoriali dai quali attingeranno i DS. Si pongono subito diversi interrogativi: cosa accadrà al docente di sostegno nel caso in cui dovesse diminuire, nel corso del triennio, il numero degli studenti diversamente abili dell'istituto? E nel caso in cui gli allievi dovessero aumentare, il dirigente chiamerà un docente di ruolo dall'albo o un precario? Quale sarà il dirigente che sceglierà per primo? E che fine faranno i docenti non scelti da nessuno? L'esecutivo intende applicare la ricetta neoliberista e procedere alla precarizzazione delle condizioni lavorative nel mondo della scuola, infischiandosene se a pagarne le conseguenze saranno gli studenti, i lavoratori e la società civile nel suo complesso.
Le 8895 immissioni non sono comunque sufficienti a coprire il fabbisogno annuale sul sostegno. Ogni anno le cattedre a disposizione sono superiori al numero dei precari specializzati. Questi ultimi, insieme ai non specializzati, in molti casi assicurano quella continuità didattica che l'amministrazione non è disponibile ad offrire con le stabilizzazioni. Dal prossimo 1° settembre le GAE e la graduatoria concorsuale del 2012 "perdono efficacia", vale a dire sono soppresse, mentre le graduatorie di circolo e di istituto di I fascia continueranno ad esistere fino all'anno scolastico 2016/2017. Ma l'aspetto più inquietante è dato dal divieto di stipulare contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi di servizio. Ciò significa che i precari non potranno più tornare in classe fino a quando non avranno superato un concorso che permetterà loro l'accesso al ruolo. I precari con un numero di supplenze inferiore ai 36 mesi potranno invece insegnare fino a quando non raggiungeranno il limite imposto dal governo. Ciò potrebbe verificarsi anche nel corso dell'anno scolastico con conseguenze devastanti anche dal punto di vista della didattica. In questo modo il governo Renzi ribalta il senso della sentenza della Corte di Giustizia europea del 26 novembre scorso decidendo di risolvere il problema del precariato eliminando i precari. La continuità didattica, garantita fino ad ora col lavoro dei docenti precari, è destinata a scomparire; viene così messa in discussione la realizzazione del progetto di vita dello studente diversabile e le condizioni materiali di esistenza dei lavoratori precari. Questi ultimi si ritroveranno nella condizione paradossale di dover superare un nuovo concorso per assicurarsi la speranza di poter lavorare nuovamente nella scuola.
Il governo sta mettendo in discussione il modello di inclusione scolastica così come è stato realizzato a partire dagli anni Settanta del secolo scorso: l'art. 21, c.2, lettera e del DDL indica chiaramente la volontà di ridefinire il ruolo del personale di sostegno. Nel mese di febbraio, Faraone ha manifestato l'intenzione di trasformare l'insegnante di sostegno, da soggetto che promuove l'inclusione scolastica, a specialista delle singole patologie con conseguente separazione delle carriere tra posti curricolari e di sostegno. Detto altrimenti, la strada che il governo intende intraprendere è quella della progressiva medicalizzazione dell'istruzione, proposta antitetica a un progetto di scuola autenticamente inclusivo, democratico, attento ai bisogni di tutti e di ciascuno. Oggi più che mai bisogna decidere da che parte stare,mobilitandosi e mobilitando le coscienze a favore di un progetto di scuola autenticamente democratico.


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