Anziché essere
inclusiva, la scuola renziana sembra esser fatta per escludere o,
meglio, per cacciare via professionalità e per distruggere la lunga
tradizione legata all'integrazione scolastica. L'idea di scuola
renziana è coerente con se stessa: non ci si può aspettare che la
scuola neoliberista sia particolarmente attenta ai bisogni di chi, in
quanto soggetto debole, avrebbe bisogno di maggiori tutele.
Il DDL prevede la
stabilizzazione di centomila docenti dal prossimo 1° settembre. Di
questi, 8895 costituiscono la terza tranche delle stabilizzazioni
previste dal DL104/2013 (decreto Carrozza). Il governo Renzi, quindi,
per quanto concerne il sostegno, non pone in essere nessuna nuova
assunzione, ma stabilizza una parte di lavoratori come previsto dal
piano triennale del precedente esecutivo.
La stabilizzazione viene
realizzata ponendo in essere condizioni di lavoro peggiorative per
tutti i lavoratori. I neoimmessi in ruolo, anziché scegliere una
sede provvisoria, indicheranno l'albo territoriale nel quale esser
inseriti e dovranno esser assunti prioritariamente su posti di
sostegno. Sarà il dirigente scolastico che deciderà, in modo del
tutto discrezionale, quali docenti far lavorare per un triennio nella
propria scuola. Tutto questo ovviamente comporterà una forte
limitazione della libertà di insegnamento, con ricadute negative dal
punto di vista occupazionale e didattico. Se infatti il docente
intende superare l'anno di prova (che non è ripetibile ed è
valutabile anche tramite ispezioni in classe) e spera poi di venir
riconfermato in quella scuola nel triennio successivo, non potrà far
altro che uniformare il proprio modo di insegnare alla volontà
della dirigenza.
L'incubo della chiamata
diretta riguarderà i neoimmessi in ruolo e, con tutta probabilità,
i docenti di sostegno della secondaria di secondo grado. Questi
ultimi costituiscono la dotazione organica di sostegno (DOS) a
disposizione degli Uffici scolastici territoriali. Non avendo una
sede di titolarità ed essendo sempre in utilizzo, i DOS rischiano di
finire negli albi territoriali dai quali attingeranno i DS. Si
pongono subito diversi interrogativi: cosa accadrà al docente di
sostegno nel caso in cui dovesse diminuire, nel corso del triennio,
il numero degli studenti diversamente abili dell'istituto? E nel caso
in cui gli allievi dovessero aumentare, il dirigente chiamerà un
docente di ruolo dall'albo o un precario? Quale sarà il dirigente
che sceglierà per primo? E che fine faranno i docenti non scelti da
nessuno? L'esecutivo intende applicare la ricetta neoliberista e
procedere alla precarizzazione delle condizioni lavorative nel mondo
della scuola, infischiandosene se a pagarne le conseguenze saranno
gli studenti, i lavoratori e la società civile nel suo complesso.
Le 8895 immissioni non
sono comunque sufficienti a coprire il fabbisogno annuale sul
sostegno. Ogni anno le cattedre a disposizione sono superiori al
numero dei precari specializzati. Questi ultimi, insieme ai non
specializzati, in molti casi assicurano quella continuità didattica
che l'amministrazione non è disponibile ad offrire con le
stabilizzazioni. Dal prossimo 1° settembre le GAE e la graduatoria
concorsuale del 2012 "perdono efficacia", vale a dire sono
soppresse, mentre le graduatorie di circolo e di istituto di I fascia
continueranno ad esistere fino all'anno scolastico 2016/2017. Ma
l'aspetto più inquietante è dato dal divieto di stipulare contratti
a tempo determinato oltre i 36 mesi di servizio. Ciò significa che i
precari non potranno più tornare in classe fino a quando non avranno
superato un concorso che permetterà loro l'accesso al ruolo. I
precari con un numero di supplenze inferiore ai 36 mesi potranno
invece insegnare fino a quando non raggiungeranno il limite imposto
dal governo. Ciò potrebbe verificarsi anche nel corso dell'anno
scolastico con conseguenze devastanti anche dal punto di vista della
didattica. In questo modo il governo Renzi ribalta il senso della
sentenza della Corte di Giustizia europea del 26 novembre scorso
decidendo di risolvere il problema del precariato eliminando i
precari. La continuità didattica, garantita fino ad ora col lavoro
dei docenti precari, è destinata a scomparire; viene così messa in
discussione la realizzazione del progetto di vita dello studente
diversabile e le condizioni materiali di esistenza dei lavoratori
precari. Questi ultimi si ritroveranno nella condizione paradossale
di dover superare un nuovo concorso per assicurarsi la speranza di
poter lavorare nuovamente nella scuola.
Il governo sta mettendo
in discussione il modello di inclusione scolastica così come è
stato realizzato a partire dagli anni Settanta del secolo scorso:
l'art. 21, c.2, lettera e del DDL indica chiaramente la volontà di
ridefinire il ruolo del personale di sostegno. Nel mese di febbraio,
Faraone ha manifestato l'intenzione di trasformare l'insegnante di
sostegno, da soggetto che promuove l'inclusione scolastica, a
specialista delle singole patologie con conseguente separazione delle
carriere tra posti curricolari e di sostegno. Detto altrimenti, la
strada che il governo intende intraprendere è quella della
progressiva medicalizzazione dell'istruzione, proposta antitetica a
un progetto di scuola autenticamente inclusivo, democratico, attento
ai bisogni di tutti e di ciascuno. Oggi più che mai bisogna decidere
da che parte stare,mobilitandosi e mobilitando le coscienze a favore
di un progetto di scuola autenticamente democratico.
Nessun commento:
Posta un commento